RAZIONALE
La medicina è un sapere unico per definizione in quanto nasce con un unico obiettivo: quello della cura e della guarigione della persona che soffre. Questo punto di partenza deve essere sempre considerato un postulato per la formazione unitaria del medico secondo la visione ippocratica.
Ippocrate fondò i principi della propria dottrina sulla visione clinica diretta del malato senza pregiudizi di sorta da parte di un medico con alta capacità di giudizio acquisita nello studio delle scienze in senso lato per valutare oltre allo stato di malattia anche le circostanze che la sostengono o la determinano in un rapporto dinamico proprio della vita considerata come integrata nel proprio ambiente, fisico, chimico, biologico e psicologico.
Nella storia della medicina moderna emerge sempre più la perdita della centralità del medico unitario o internista per definizione quando, abbandonando il correlazionismo della patologia medica e chirurgica come base di studio propedeutico, si è passati direttamente allo studio specialistico orientato già nelle premesse del corso di studi in medicina e chirurgia.
Il paziente che si presenta al nostro consulto non è un distretto organico da valutare settorialmente ma, come affermano il Teodori e il Bufano nella prefazione dei loro trattati di Patologia Medica, il medico è di fronte a una persona umana dotata di spirito e di pensiero e dove la malattia ha una risonanza in altri distretti dell’organismo e sulla percezione mentale del sofferente.
Già nel 1690, in un periodo storico filosofico definito rinascimentale, Thomas Sydenham, l’Ippocrate inglese, richiamò i propri medici alla clinica piuttosto che affidarsi alle indicazioni generali di una scienza emergente che nella sua generalità intrinseca perdeva di vista il malato!